Sulla strada della conversione
Stefano Aria © aria@fetishguitars.com
Stefano Aria © aria@fetishguitars.com
I primi modelli entry-level della Fender sono nel cuore dei musicisti e dei collezionisti da almeno due decadi. Chi non poteva permettersi le Stratocaster e Telecaster dell’epoca d’oro ha avuto accesso al club del pre-CBS rivolgendosi a Duo Sonic, Musicmaster e Mustang, senza indebitarsi. Non sono mancati musicisti che hanno apprezzato questo tipo di strumenti. Si può dire che lentamente ma inesorabilmente sono entrate nell’olimpo delle chitarre elettriche dalla porta laterale. Ne sono stati fatti aggiornamenti e riedizioni nel corso degli anni grazie alla sempre più vasta schiera di fan della scala corta.
Per approfondire la produzione di Fender a scala corta si può iniziare da qui.
http://www.marcelroy.com/index.html
Scala corta? Avete capito bene.
Il limite principale per alcuni chitarristi è proprio questa scala da studenti, 24” contro i 25.50 delle sorelle maggiori Telecaster e Stratocaster. Furono fatti alcuni modelli addirittura con la scala 3/4 da 22”.
Queste chitarre sono la quintessenza della semplicità e in qualche modo sono le uniche custodi del concetto primordiale della Esquire.
Da questa semplice riflessione nascono alcune semplici domande la prima delle quali è
Perché nessuno produce manici di conversione da 25.5 pollici?
Esistono manici di conversione per qualsiasi necessità, baritona, scala corta su scala lunga tradizionale, ma niente che possa portare una Duo Sonic a 648 mm.
L’offerta sarebbe preziosa per utilizzare pienamente nel proprio arsenale una di queste vecchie glorie senza la sensazione di suonare una piccola chitarra giocattolo, per non parlare di quelli con le mani enormi che faticano a trovare il feeling giusto. E se la nostra piccola ha un discreto valore economico è un modo piacevole di preservare la vita dei tasti. A questa domanda tenterò di rispondere con un viaggio dal mio liutaio.
Le altre domande andavano da – Il suono avrà più twang?, la diversa posizione del pickup, più vicino al ponte, le darà più grinta? a – L’ergonomia e il comfort saranno migliori e la sensazione generale più “nesting”? La febbre era salita, presi la decisione di assemblare una Musicmaster a scala lunga adattando un manico Stratocaster.
La via più lineare per iniziare il progetto sarebbe stata quella di avvitare un manico Stratocaster su un corpo Musicmaster o Duo Sonic e arretrare di conseguenza il ponte. Questa è la strada che conviene perseguire. Avrà un sapore un po’ rozzo caratteristico delle modifiche di un’auto da corsa con i vecchi buchi in vista.
Per fare una prova serviva una chitarra da modificare e un manico da attaccare con mille incognite sulla compatibilità del tacco. Ma, accidenti, abbastanza care queste bimbine anche se fatte in Indonesia. Poi c’è il routing e il battipenna che limitano un poco le possibilità di customizzazione.
Convert your Squier Bronco bass in 45’
Complice la mia passione per i feticci e il Giappone, un po’ per la coincidenza che un amico vendeva un basso a una cifra onestissima, mi cade l’occhio sul basso a scala corta Squier Badtz Maru e mi balena un’idea.
Questo basso Squier è un economico modello non più in produzione e presenta una interessante variante rispetto al Bronco di serie. Ha il routing posteriore consentendo una modifica veloce, indolore e reversibile in circa 45 minuti a prendersela comoda. E ha un look da paura!
I termini “batsu” e “maru” in giapponese si usano per esprimere rispettivamente i concetti di risposta sbagliata e esatta.
Il pinguino Badzt-Maru è originario delle Hawaii… Ed è il primo personaggio “cattivo” di Casa Sanrio (negli anime interpreta sempre la parte del teppistello del gruppo), seguito più di 10 anni dopo da Kuromi. È conosciuto universalmente come l’amico di Hello Kitty. La sua personalità è piuttosto dispettosa ed egocentrica, tanto che il suo sogno nel cassetto è di diventare il padrone del mondo.
Il suo nome originale sarebbe Bad Badtz-Maru, che può essere tradotto letteralmente in “il cattivo sbagliato-giusto”.
A chi interessa
Chiunque abbia un Bronco o un BadtzMaru inutilizzato, chi ha una vecchia tele economica un po’ spenta, i maniaci delle modifiche con il garage pieno di pezzi sparsi.
Quanto costa
Un basso di questo tipo usato si trova per circa 150 euro. Potranno essere rivenduti manico, ponte e battipenna fetish.
Come suona
Maledettamente bene, una specie di giusto/sbagliato, il corpo in agathys la rende secca, piena di attacco e cattivissima. Naturalmente il suono lo fa quasi esclusivamente il pick-up. Ora ha un economico ceramico che se la cava niente male.
Cosa occorre:
Si levano corde, ponte e manico al Bronco. Si dissaldano i due poli del pick-up. 10 minuti
Si rimuove il battipenna. 5 minuti
Si avvita il manico da chitarra. Si prende la misura per fare quattro buchi e fatto l’invito con il trapano si fissa il ponte telecaster. 20 minuti
Si risalda il pick-up, corde e set-up. 10 minuti
Fatto.
Convert your Squier Bronco bass in a electric hi-end guitar
In fondo non abbiamo guadagnato molto a nascondere una telecaster sotto le mentite spoglie di Badtz Maru.
L’ennesimo esercizio di stile sul concetto stesso di semplicità della chitarra elettrica e la validità del disegno della Esquire.
Abbiamo perso anche il battipenna che è la caratteristica dello strumento ed è un vero peccato. Oltre tutto la base del ponte della Tele è appena più stretto della cavità del pick-up e lascia due antiestetiche fessure ai lati.
Si può fare meglio con poco lavoro in più e perdendo la reversibilità e l’originalità del Bronco. Ma chi se ne frega, si vada di fresa.
L’ideale sarebbe spostare avanti di 1 pollice il manico nella sua sede naturale, e provare a salvare il battipenna.
L’operazione manico tutto dentro comporta 4 nuovi buchi. Il risultato immediato, oltre a una maggiore armonia estetica, è l’attacco al 14mo tasto, come le nostre amate acustiche. Per molti forse un limite, io la trovo più confortevole.
Naturalmente è possibile lasciare invariato il corpo e fare 4 buchi nuovi al manico. Soluzione più pulita ma la mia soluzione permette di cambiare manico velocemente rimanendo tutto standard. I buchi del manico che restano scoperti li ho convertiti in una coppia di piroli reggi-cinghia. Soluzione bizantina che probabilmente abbandonerò.
Avanzato il manico dovrà scorrere indietro anche il ponte che sarà il mezzo Tele usato sulle Cabronita. Nulla vieta di usare un Babzic, un Hipshot, un Fender hardtail o qualcosa di ancora più costoso.
Basta usare qualsiasi pick-up in formato classico single-coil, quello delle Strato per capirci, e non ci sarà bisogno di modificare niente. Optando, come ho fatto, per un classico tele/bridge ci sarà da lavorare sia sul battipenna che sullo scasso interno. pochi millimetri ma comunque c’è da metterci le mani. Con un’ora di dremel ci sono riuscito anche io ed è tutto dire.
Il pick-up rispetto alla Junior sale di qualità e di prezzo, un Leosound MudCat decisamente sovravvolto e dall’uscità più potente. La differenza con l’economico ceramico è disarmante, una cascata di armoniche e un punch da Classius Clay. Via il tono, uno switch inserisce resistenza e condensatore per avere una variante più morbida. La bellezza del routing posteriore consiste anche nel poter fare modifiche e test al volo sulla circuitazione oltre a essere più pulito esteticamente il top.
http://www.leosounds.de/EN/tele_mudcat_en.html
Quel piccolo cucciolo di vibrato mi guarda da giorni con occhioni imploranti e giace inutilizzato su una vecchia 3R Bartolini. Perché no. Un omaggio al design italiano degli anni 60 che la rende ancora più fetish. Nelle foto è ancora escluso per dedicarmi al set-up iniziale senza la variabile del tremolo. Con il senno di poi direi che la configurazione ideale è quella hard-tail senza fronzoli. Smonto il vibrato e copro la fresatura con un coperchio triangolare Meazzi usato per coprire le viti del manico nelle archtop Continental. Amen
Badtz-Maru è solo!
Inconcepibile Badtz-Maru senza qualcuno a cui far dispetto, la sua amica Hello Kitty? Sembra che però questa volta non sarà così semplice. Kitty è pronta a tutto, armata di maschera antigas e pick-up sovravvolto al ponte…
Ma per trovare un corpo nero con il routing minimale e posteriore bisogna rivolgersi per forza in casa Squire? Coraggio Fender! Ci sono migliaia di modelli nuovi già presenti nel vostro DNA.
La Hello Kitty è già una strato con tutte le sue cose a posto. Ha una cavità per un humbucker che consente la solita veloce installazione di un ponte/pickup Telecaster. Altrimenti si può optare per un sano, solido, hardtail tradizionale. Naturalmente si può lasciare tutto così ed eliminare Hello Kitty levando poche viti. Il pick-up è già fissato direttamente sul legno. Questa volta il corpo è veramente in aghatis, leggerissimo, quasi un oltraggio, il confronto fa pensare che i Bronco Badtz-Maru siano in pioppo.
Punti di forza: leggera, economica, minimale, pronta all’uso quanto alle modifiche, complice il routing posteriore. A proposito, la cavità è enorme e ospita un solo misero potenziometro subito sostituito con un CTS push-pull (solita resistenza+condensatore sullo switch per chiudere i toni). C’è spazio per tanta altra roba, elettronica attiva compresa…
Punti di debolezza:, leggera, manico veramente minimale da sostituire quanto prima. Il pickup di serie non è malvagio ma vista la mia allergia agli humbucker è stato sotituito con telecasterino provvisorio. Potenziometro fetido. Manopola cromata imbarazzante (cambiata con una in stile roland-boss-rickenbacker.
Joe Gore fron tonefiend.com demonstrates a customized version of Fender’s $99 Hello Kitty Stratocaster. It’s been tricked out with a built-in fuzz circuit and a Seymour Duncan Phat Cat pickup. The looper is a Boomerang III. The amp is a Divided by 13 CJ11. The pedals are home-brewed.
Generalizzando, si può dire che tutti i bassi vintage a scala corta sono, tranne poche eccezioni, delle chitarre con steroidi. Ulteriore esercizio di stile è convertire qualche relitto nell’angolo, complice il ponte mobile e strane coincidenze.
Avvicino un manico Crucianelli Astro al corpo del Meazzi Tiger e mi accorgo che il passo orizzontale delle viti è lo stesso. Con due sole viti fisso il manico e sistemo un ponticello cinese.
La scala gibsoniana della Crucianelli porta ad avere il ponte molto vicino al pick-up, con un manico da 25.5 tutto sarebbe stato più elegante.
L’altezza delle corde dai pick-up è eccessiva e Meazzi non consentiva la regolazione dell’altezza. Con calma andrà ridotto lo spessore del manico o ulteriormente inclinato. Il suono per ora è morbido, molto acustico, ma perde il confronto con il pick-up Leosounds. In fondo non ne vale la pena. Ho chitarre migliori e userei poco questo strano ibrido con tutti i suoi difetti.
Decido di rimettere tutte le parti originali a posto, venderla e investire in nuove parti con cui giocare. A occhio e croce potrei farci la cifra sufficiente per provare un Dynasonic originale.
La chitarra resta là. Fa caldo. Non mi va di svitare, rimontare il basso. fotografare, mettere su l’annuncio… E poi è bella da morire, la paletta Crucianelli le da uno slancio e un equilibrio che l’anonima palettina dei Polverini faceva fatica a dare.
L’attacco all’ampli. Un’altra chance. la rivelazione dopo la conversione. La bassa uscita di un pickup lo rende immediatamente e irrimediabilmente perdente in un confronto diretto tipo stacca il cavo – attacca il cavo. Regolando gain e master al livello giusto i pregi di questa chitarra risultano evidenti. Microfonicità quanto basta a darle un timbro acustico, Dinamica, morbidezza e attacco nello stesso tempo, tre suoni diversi e ognuno con la sua personalità. Dovrò indagare sul condensatore attaccato al deviatore… Ingegno italico. La chitarra merita di essere sistemata o forse varrà la pena di provare i pick-up altrove per vedere chi è il responsabile di questa alchimia.
Questa/o Meazzi è progettata da chi se ne intendeva di risparmi e design. Al corpo anonimo di sottile laminato, si è fatto il routing più semplice e meno invasivo. A proposito, sotto il badge di plastica nera ovale c’è l’alloggiamento per la batteria dei modelli attivi. Ma è il battipenna, economica versione di quello in metallo delle Framus Strato, a definire lo stile inconfondibile dello strumento. La sensazione di restringimento della parte centrale e questa enorme forma di provola che ospita tutto, controlli, pick-up, ponte, selettori. E retaggio fossile delle semiacustiche, il battipenna del battipenna in plexiglas. Bravi.
2003
Articolo pubblicato su Accordo.it 15 dicembre 2003
L’occasione di questo articolo è nata dal turbinio di manici e parti di strato che ha portato la mia vecchia fidata strato-hollow ad essere soppiantata negli affetti dalla neonata relic di casa che ha cannibalizzato le parti migliori. L’unica soluzione per sottrarla al dimenticatoio è stata una customizzazione che avevo in mente da tempo: un manico baritono. Le origini della chitarra elettrica baritona sono controverse e spero che qualcuno faccia luce con post successivi. Diciamo che i due progenitori sono sicuramente il basso a sei corde Danelectro UB2 (fine anni 50) e il mitico Fender Bass VI del 61…
Nella loro concezione questi strumenti sono ancora un’evoluzione solista del basso. La sesta corda è accordata un’ottava sotto la chitarra ed equivalente al MI basso di un basso a quattro corde. Tutte le corde sono avvolte. Nel Fender il Mi cantino era un 0.25. (Mi cantone?)
Ma se questo è un basso perché George Harrison, John Lennon, Peter Green, Jack Bruce , Eric Clapton, per citarne solo alcuni, ne hanno usato uno? E che ci fa il vibrato su un basso?
Da allora fino ad oggi le variazioni sul tema della chitarra baritona sono state innumerevoli e tutte nel senso di dare maggiore profondità al chitarrista, praticamente tutte le marche ne hanno una in catalogo. Per restare in casa Fender, oltre alla riedizione del Bass VI, le realizzazioni baritone più recenti sono la Telecaster Bajo Sexto con scala di 32.2”, sesta corda in La e la Telecaster Sub-sonica con scala di 27” e la sesta corda in SI.
La scalatura delle corde varia da 0.66/0.016 a 0.80/0.015. Per inciso, nessun negozio consultato a Roma disponeva di una muta adatta e mi sono rivolto a Rockinger: dall’ordine alla consegna 24 ore con una spesa di spedizione di 12 euro. Prendendo 6 mute di corde normali si risparmia rispetto ai negozi di Roma.
A chi si volesse avventurare nella conversione della propria strato il mercato offre dei manici predisposti. Le due fonti più accessibili sono WDmusic e Warmoth. Ben vengano altre segnalazioni.
I primi commercializzano il manico di conversione messo a punto da Joe Veillette e Michel Tobias, il Deep Six. Ha una scala di 27.67”, costa parecchio e ha la paletta non strato: scartato (ma probabilmente migliore: pentito).
Warmoth ha un modello di conversione baritona da 28.5/8” che si può personalizzare nella paletta (strato o tele), nei legni, il tipo di tasti montati, ma non il raggio della tastiera e il profilo del manico. Il costo è abbordabile se non contempla la verniciatura.
Errori e problemi: ho chiesto il profilo dei tasti vintage, molto piccoli, inadatti alla chitarra baritona. Inoltre verniciare un manico è maledettamente difficile da fare in casa senza spazio e strumenti idonei, i risultati sono accettabili solo come esperimento casalingo e strettamente sonoro. Io ho dato un po’ di fondo arancio e qualche mano di nitro leggera, ma fa schifo abbastanza.
Altri problemi: Ho chiesto i fori delle chiavette per le Kluson vintage (non avro’ altra chiavetta su una strato che non sia in stile Kluson) ma oggettivamente sono un poco sottodimensionate per le corde che devono reggere. Il manico è sottoposto a tensioni notevoli e avere la regolazione della barra vicino al corpo è un incubo. Il set-up inoltre è maledettamente complesso se si vuole (si vuole, si vuole…) mantenere la funzionalità del vibrato. A onore di warmoth devo dire che stranamente non è stato necessario ritoccare le ottave dopo la conversione (forse erano sballate prima…). Dimenticavo: la tastiera ha 24 tasti, non male.
Il suono: grosso, molto grosso ( e ci mancava pure). Ma anche dolce, sta alla chitarra come una viola a un violino. La scala è probabilmente troppo lunga per un passaggio indolore, gli accordi sono meno definiti ma la profondità e la ricchezza di armonici sono strepitosi e originali. Una goduria e uno strumento tutto da riscoprire anche rimanendo nell’ambito blues, jazz e fusion senza spingersi nel metal più spinto che forse è la destinazione privilegiata della chitarra baritona oggi. Ogni chitarrista dalle orecchie aperte e dalle mani grandi dovrebbe fare un giro di prova su una baritona. Inoltre chiudendo i toni si può sostituire il bassista a casa con la febbre senza molti drammi.
2013 La baritona fai-da-te dieci anni dopo
L’articolo integrale è pubblicato su Accordo.it 14 Febbraio 2013
Sono qui che smanetto con un corpo nuovo per la mia baritona e mi accorgo che sono passati dieci anni dal primo articolo. Nel frattempo lo strumento è sempre rimasto tra le mie chitarre preferite e non ho mai pensato di venderlo.
Dopo dieci anni posso correggere alcuni giudizi espressi a caldo: i tasti vintage sono perfetti, le chiavette Kluson meravigliose e adatte allo scopo, la verniciatura del manico fatta in casa tutto sommato decente. La chitarra ha subito tutti gli esperimenti possibili di reliccatura fai-da-te. Le corde nel frattempo sono scese un poco di calibro, Ernie Ball 013/072 e la chitarra è molto più chitarra che basso a differenza di quando è nata. Non è mai stato necessario regolare il truss rod. Brava Warmoth.
Per prima cosa una considerazione sui costi. Dieci anni fa questo tipo di assemblato – ma oserei dire qualsiasi assemblato – era un’alternativa economica ai modelli offerti dal mercato. In particolare le baritone erano cosa rarissima e costosa. Oggi a partire da circa 300 euro è possibile prendere diversi modelli super rifiniti e ben funzionanti: Ibanez, Schecter, Gretsch, Danelectro, Fender, Hagström e, su a salire, tutti i marchi hanno una spilungona in catalogo con un grande assortimento di stili e di scale. Le corde, poi, si trovano addirittura nei negozi romani. Dieci anni fa mi guardarono come un marziano.
Cosa è diventata la mia chitarrona oggi tra parti cambiate ed esperimenti vari? Il manico è sempre quello, Warmoth, ma nel frattempo rifinito in gommalacca, corpo probabilmente messicano e i magnifici pickup tedeschi LeoSound.
Sto rimettendo le mani su questa chitarra per gioco. Poche certezze nella vita a proposito di Stratocaster. Provo a confessarne alcune che consideravo incrollabili:
E invece. Le vie del signore sono infinite stavamo dicendo… Mi sono regalato il modello in scala 1:1 della Fender Stratocaster Pee90 Frieda Wilhelm Trio apocryphal signature che fa parte della serie limitata “prototipi senza futuro”
Natural perché in corso d’opera ho capito che non ero all’altezza di fare un honey-burst decente nonostante il diclorato di potassio e tutto il progetto era mirato al rapporto qualità prezzo escludendo quindi la nitro passata da terzi.
Battipenna leopardato perché avevo voglia di sapori vintage tedeschi, o qualche cosa che ricordasse le economiche (allora) Kay, Harmony e compagnia.
Pee90 perché volevo qualcosa di più ruvido senza passare ai doppia bobina e avevo da poco provato la Jazzmaster del 66 dell’amico Alessandro.
Sellette telecaster su ponte strato, Una sciccheria.