Eko in the seventies
Sono gli anni nei quali sul totale delle esportazioni italiane la quota delle chitarre tradizionali passa dall’11,6 per cento del 1967 al 7 per cento del 1971, per crollare sotto il 4 per cento dopo il 1973. La produzione si concentra anche e soprattutto sulle tastiere e gli organi. Per rispondere alla concorrenza asiatica Eko si avventura in repliche delle icone statunitensi. La Kiwi è una Les Paul per principianti, la Indy la SG e così via per Sebring, Caiman e Camaro ispirate da Telecaster, Precision e Jazzmaster. Discorso a parte per il simpatico e sempreverde modello Manta che fonde diversi elementi stilistici già noti in qualcosa di tutto sommato inedito. Questi strumenti semplici ed economici sono stati una parentesi breve nella storia della Eko che aveva ben altre ambizioni.
Lo status di industria di chitarre più grande d’Europa non giova più all’immagine della Eko e in tutta la comunicazione aziendale viene sottolineata l’importanza del fattore umano. Si capisce che non è possibile competere con l’Asia sul terreno degli strumenti economici e le semplici copie degli americani. Ma soprattutto cambiano i gusti musicali dei giovani e gli strumenti dei loro sogni. Sono gli anni dei Pink Floyd e poi del rock progressivo che in Italia ha costituito un fenomeno singolarissimo nel panorama mondiale. Ancora oggi la produzione italiana e i dischi di quel periodo sono contesi da tutti i collezionisti del mondo. A fianco del chitarrista beat e di musica leggera, si fa strada la figura del musicista “colto”, “progressivo”, e del sempre più centrale uso delle tastiere elettroniche, campo in cui l’Italia fu all’avanguardia e sulla cui produzione si spostarono diversi marchi.
Per quanto riguarda la Eko iniziano a nascere progetti e fasi produttive più simili alla dimensione artigiana che alla catena di montaggio. Il culmine sarà la serie Unibodies, con la mitica M24. Abbiamo sempre datato la nascita di questi strumenti all’inizio degli anni 80 ma troviamo la M24 pubblicizzata su un numero di Ciao 2001 nel 78 e una pubblicità francese mostra la DM18 come novità del 79. I testimonial non sono più gli urlatori beat ma solidi e stimati virtuosi: la PFM.
Per comodità, ma soprattutto per il vuoto nelle edizioni dei cataloghi Eko della fine degli anni 70, lasciamo la trattazione della serie professionale nella sezione The Final Years.