Dynelectron – Meazzi
Meazzi marchiava con Dynelectron strumenti fatti in Sicilia, copie sfacciate dei Danelectro Long Horn e Guitarlin. Oggi la cosa sarebbe finita in tribunale tanto erano simili all’originale. Ai tempi questa gamma di strumenti godette invece di buona popolarità e una massiccia esportazione tanto da far pensare a una licenza per la replica. La linea Dynelectron sopravvisse alle Meazzi Hollywood. Si trovano ancora nel listino prezzi dell’annuario 78/79 a 360.000 lire quando la Telecaster ne costava 580.000 e la Eko x27 solo 91.000. E’ facile riconoscere i primi esemplari anni 60 da quelli più recenti. Le meccaniche, ma soprattutto la verniciatura, un bel sunburst o nero nelle più recenti invece del fantastico honeyburst dei ’60. Apparentemente le due produzioni sembrano nettamente separate nel tempo come se i modelli 65/69 fossero stati rimessi in produzione alla fine degli anni 70.
Nonostante i due strumenti eterogenei marchiati Dynelectron (l’Acoustic Prinz e il banjochitarra) appare chiaro che la gamma doveva ricalcare quella di Danelectro ovvero chitarra, basso e basso fretless, disponibili nella versione base honeyburst con fondo e tavola in masonite senza binding e nella versione de luxe con fondo e tavola in legno laminato e binding su tavola e tastiera.
La reputazione di questi strumenti è ottima e il confronto con gli originali non è azzardato. Il basso fu usato da Claudio Simonetti dei Goblin, tra gli altri, e godette di una certa popolarità anche all’estero. Le foto inviate da Lili e il bassista dei RIFFlessi testimoniano che ancora oggi i Dynelectron sono strumenti usabili anche in contesti live e professionali.
Agli inizi degli anni 80 si pensò una versione in legno pregiato con il manico in acero. Eccolo a sinistra
fretless bass owned by Walter Becker – Steely Dan