La chitarra elettrica in Spagna
Era necessaria una breve panoramica sugli strumenti spagnoli. Mentre la produzione francese, tedesca, olandese, ha la sua letteratura e le sue fonti, le chitarre spagnole sono praticamente sconosciute tra gli appassionati. Il regime politico della Spagna degli anni Sessanta non era l’ideale per lo sviluppo della chitarra elettrica ma originalità e creatività riuscirono a supplire alla mancanza di tecnologia. L’importazione di strumenti era quasi una chimera. Le tasse erano state aumentate a dismisura sui prodotti di importazione e la richiesta di strumenti elettrici non era così alta da suggerire l’impresa.
Alla fine del 1958 a Madrid si iniziano a vedere le prime chitarre elettriche: l’Hofner di Rafa Aracil e subito adottata da Los Estudantes; le archtop di Kurt Savoy a due pick-up, realizzate da un artigiano di Vallecas sul modello di una chitarra italiana (una Masetti Ghipson del 1958). E le prime Kuston che nel Natale del 1958 arrivarono a Lucas Sainz dei Los Pekenikes. E poi le prime Fender. Nel 1961 il padre di Lucas Sainz, un noto uomo d’affari, comprò al figlio una delle prime Fender Stratocaster arrivate a Madrid, subito imitato dal padre di Juliàn Sacrestàn che tornò da Londra con un’altra Fender e dal padre di Juan Pardo, addetto militare all’ambasciata di Spagna negli Stati Uniti, che portò un’altra Fender ancora. Erano l’invidia e l’ammirazione di tutti in città.
Le informazioni sono prese quasi tutte dal libro “Bateria, guitarra y twist” di Juliàn Molero per le edizioni LaFonoteca. Ringraziamo Juliàn che ci ha permesso di tradurre liberamente alcuni passaggi del libro e che ci ha fornito delle meravigliose foto di alcune delle chitarre di cui andiamo a raccontare la storia.